L’acquacotta di Santa Fiora è una zuppa povera tipica della cucina toscana che ha origine nel piccolo comune da cui prende il nome, appunto Santa Flora sito nell’area del Monte Amiata. A differenza dell’acquacotta maremmana, in quella di Santa flora spicca la prevalenza di patate e di erba amara, chiamata a Firenze anche “erba della Madonna”, un varietà di radicchio verde selvatico dal sapore particolarmente amarognolo.
Ricetta acquacotta di Santa Fiora
Ingredienti per 4 persone
- 2 cipolle bionde medie
- 400 grammi di salsa di pomodoro
- 1 pezzo intero di pancetta da 50 grammi
- 1 spicchio d’aglio intero
- olio di oliva extravergine
- 500 grammi di patate pelate
- 1 o 2 fette di pane rinsecchito
- pecorino o formaggio grattugiato
- un piccolo mazzetto di erba amara (radicchio selvatico) battuta sul tagliere grossolanamente
- sale fino, pepe nero macinato
Procedimento
In una pentola con fondo robusto, meglio se di coccio, prepara un soffritto con olio di oliva extravergine, la pancetta, le cipolle tagliate grossolanamente, lo spicchio d’aglio tritato e lascia soffriggere un paio di minuti. Versa le patate precedentemente pelate e tagliate a dadini, mescola e lascia insaporire.
Appena le patate cominceranno ad imbiondire, aggiungi la salsa di pomodoro e mescola. Lascia cuocere con coperchio per 5 minuti dopo il bollore.
Aggiungi il radicchio selvatico, 4 bicchieri colmi di acqua calda, regola di sale e pepe e lascia cuocere finché le patate saranno cotte e l’acqua ristretta. Servi la zuppa in piatti fondi con le fette di pane tostate e strofinate con aglio.