Gioddu PAT, elisir di benessere dalla Sardegna

Noto anche come Mezzoraddu, Latte ìschidu o Miciuratu, il Gioddu è uno dei più caratteristici prodotti tipici sardi, una preparazione a base di latte ovino o caprino fermentato. Ricetta storica dei pastori e dei casari della Sardegna, al Gioddu sono attribuite numerose proprietà benefiche, merito soprattutto dell’alto contenuto di fermenti lattici e dei suoi principi nutritivi facili da assimilare per l’organismo.

L’aspetto del Gioddu ricorda quello dello yogurt vaccino, da quale si differenzia tuttavia per l’utilizzo di latte di pecora o di capra, per la consistenza compatta e per il gusto più intenso e acidulo.

Anche i metodi di lavorazione ricordano quelli impiegati per lo yogurt, con l’aggiunta di Gioddu precedentemente preparato (o fermenti lattici) al latte filtrato e bollito, e la successiva incubazione a 40° per favorire la coagulazione. In seguito alla coagulazione viene fatto raffreddare e può essere consumato sia a coagulo intero che rotto.

L’importanza di questo formaggio nella cultura gastronomica sarda è attestata dalla sua inclusione dell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) e nell’Arca del Gusto Slow Food, che unisce le micro produzioni di eccellenza che rischiano di scomparire a causa dei processi industriali e del degrado ambientale.

Storia e utilizzi del gioddu sardo

Secondo alcuni racconti e leggende, le popolazioni impegnate nella pastorizia potevano contare su una bevanda densa e rinfrescante con proprietà magiche, un elisir di benessere che gli permetteva di vivere a lungo e restare in salute.

La bevanda in questione era senz’altro lo yogurt, preparazione di origine turca poi diffusa in Grecia e altrove, ma non in Italia. Il latticino che più si avvicina allo yogurt nel nostro paese è proprio il Gioddu della Sardegna, una tradizione regionale ancora onorata e perpetuata dai pastori sardi.

Il modo migliore per apprezzare il gusto irresistibile di questo formaggio sardo è in abbinamento al miele, ma è ottimo anche al naturale o con l’aggiunta di marmellate. Da provare!

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Ciro Cristian Panzella