Il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP è un prodotto tipico campano e una delle più antiche e conosciute specialità ortofrutticole del territorio. Tutelato dal marchio DOP e a lungo protetto da un Presidio Slow Food che lo ha salvato dall’estinzione, il Pomodorino del Piennolo DOP vanta caratteristiche distintive uniche. Scopriamo innanzitutto l’origine del nome, che deriva dalla particolare tecnica usata per conservare i pomodori “al piennolo”, vale a dire legati tra loro a grappoli e appesi in luoghi areati per essere pronti all’uso durante tutto l’inverno. Per facilitare questo processo la raccolta è infatti condotta tagliando grappoli interi e non completamente rossi, con circa il 30% dei pomodorini ancora in fase di maturazione.
Il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP si riconosce per la sua forma ovale con l’apice appuntito. Il sapore è dolce-acidulo e la buccia è spessa e di colore rosso acceso quando il pomodoro è fresco, mentre tende al rosso scuro man mano che avanza la maturazione. L’area di coltivazione di questo prodotto tipico campano DOP è ristretta a meno di 20 comuni dell’area vesuviana, un dettaglio che contribuisce a renderlo leggermente più costoso rispetto ad altre varietà ortofrutticole simili.
Storia e utilizzo del pomodorino del Piennolo
Come testimoniano diversi documenti storici, la coltura del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP in Campania ha origini antiche. Nel testo “Degli ortaggi e loro coltivazione presso la città di Napoli” del 1858 si parla già di pomodori a ciliegia saporitissimi, ottimi anche in primavera “purché legati in serti e sospesi alle soffitte”. Saporito, versatile e reperibile in ogni stagione, il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP è un ingrediente chiave della cucina napoletana e dell’intera Campania. Utilizzato per macchiare piatti a base di pesce, come gli spaghetti ai frutti di mare e la zuppa di cozze, questa delizia del territorio assicura un tocco di gusto a qualsiasi ricetta, dalla pizza ai sughi della tradizione regionale.
