Storia della pizza… e una dichiarazione d’amore

Potrei iniziare e chiudere con una sola riga: grazie, grazie, grazie a chi ha inventato la pizza! E avrei detto già tutto quello che c’è da dire. Perché io vado pazzo per la pizza (scusa il gioco di parole). Fatta questa breve dichiarazione d’amore, parliamo un po’ della storia della pizza: se non si fosse capito, è una delle mie grandi passioni.

Dal genio di Napoli

Sicuramente lo sai già: la pizza è nata a Napoli, tra mare, colori e ironia.
Anche se agli Egizi dobbiamo la scoperta del lievito e a Cristoforo Colombo l’arrivo del pomodoro in Europa dalle Americhe, la pizza è un’espressione di creatività culinaria tutta partenopea.

Ci sono pareri discordanti sull’etimologia della parola “pizza”, ma la teoria più quotata è che derivi dalla parola greca “pita”. La pita, in effetti, è una sorta di focaccia già conosciuta dalle popolazioni egizie, romane e greche, ovvero in tutta la regione mediterranea. Ma, pur con tutte le incertezze del caso, per arrivare alla “vera” pizza, ci tocca fare un bel balzo in avanti nella storia.

I primi passi verso la pizza

Tempo prima che la pizza, per come la conosciamo oggi, vedesse il suo esordio, a Napoli questo termine indicava delle varietà di torte, salate o dolci. Di certo si sa che già nel XVI secolo la “focaccia di pane”, a Napoli, veniva chiamata proprio pizza. Inizialmente era detta anche “mastunicola”: era soffice, e fatta a base di strutto, formaggi e basilico. Più avanti, fece la sua comparsa la pizza ai “cecinielli” (piccolissimi pesci).
Eravamo ancora lontani dalla pizza napoletana odierna, ma questi erano i primi promettenti passi.

Lo sposo perfetto: il pomodoro

Ed eccoci finalmente al 1700: l’olio di oliva sostituisce lo strutto e il pomodoro fa la sua comparsa sulla pizza in tutto il suo splendore. Con gli italiani che iniziavano a spostarsi in giro per il mondo, la pizza cominciava ad arrivare sulle tavole di tutto il globo.

Ma il momento storico più importante per la nostra amata pizza è stato segnato dall’arrivo della regina Margherita a Napoli, nel giugno del 1889.
Fu in quell’occasione che il cuoco Raffaele Esposito preparò per Sua Maestà quella che poi divenne, proprio in suo onore, l’unica, inconfondibile pizza Margherita. L’unione di pomodoro, mozzarella e basilico, a richiamare la nuova bandiera tricolore, fece definitivamente della pizza uno dei pilastri della cucina italiana.
Pare che, in realtà, la pizza con pomodoro, mozzarella e basilico si fosse già vista (e mangiata, ovvio!) anche prima, ma l’ufficialità di quell’evento non poteva che rendere Raffaele Esposito il padre rinomato della pizza tradizionale.

Bontà sempre attuale dalle combinazioni infinite

Penso proprio che la pizza non passerà mai di moda. Ormai ne conosciamo e apprezziamo di tutti i tipi e di tutti i gusti. È un piatto che si rinnova e si riscopre sempre. Resta ancora la cena perfetta in famiglia, tra amici, tra innamorati.

A proposito di innamorati, l’ho già detto che amo la pizza? 😉
P.S. Anche tu, come me, adori la pizza? Scopri le mie ricette e i miei consigli da chef nella sezione Pizza gourmet e impasti lievitati.

Info autore
Ciro Cristian Panzella